La motivazione: che cos’è e come ritrovarla

motivazione
5 Ottobre 2020

La motivazione, da un punto di vista psicologico, può essere definita come l’insieme dei fattori dinamici aventi una data origine che spingono il comportamento di un individuo verso una data meta.

Il nostro scopo deve essere lo sviluppo personale e la crescita come individui.

Cos’è la motivazione

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Diego Agostini nel suo famoso libro ”Pensieri Positivi”, ci presenta la formula matematica per poterla parametrizzare.

MOTIVAZIONE = ASPETTATIVA x VALORE

Diamo una spiegazione a questa formula.

Premesso che per arrivare ad una data meta serve un’azione, per aspettativa si intende il livello a cui si tende ad arrivare per compiere quella determinata azione.

Il valore non è null’altro che l’importanza che diamo all’azione.

Per meglio esplicare il concetto di aspettativa parametriamo il livello con dei numeri:

  • Bassissimo = 1
  • Basso = 2
  • Medio = 3
  • Alto = 4
  • Altissimo = 5

Analogamente con i valori ne codifichiamo l’importanza, assegnando i numeri da 1 a 10, dove l’ 1 è il valore minimo e 10 il massimo.

Iniziamo l’elaborazione della formula utilizzando i numeri assegnati.

La prima intuizione che abbiamo è che, trattandosi di un prodotto di fattori, è sufficiente che uno si abbassi perché cali anche il risultato finale e cioè la motivazione.

Un esempio utile: aspettativa bassissima, valore dell’importanza dell’azione che si vuole intraprendere pari ad uno, risultato motivazione ai minimi livelli.

Al contrario ad una aspettativa altissima, se si assegna a quell’ azione un’ importanza massima, otterremo una motivazione ai massimi livelli.

Ciò che si fatica a capire è cosa sia l’aspettativa. Mentre il concetto di valore è relativamente semplice da comprendere, il concetto di aspettativa non lo è.

Per maggior chiarimento utilizziamo il classico esempio del piazzista.

Si immagini un venditore porta a porta prima di andare a casa di un cliente. Se prima di suonare al campanello tende ad essere e di conseguenza è convinto di essere, un buon venditore e dà la massima importanza a quello che fa, la sua motivazione che grado avrà secondo voi? Medio alto, vero?

Si immagini, adesso, lo stesso venditore nella stessa situazione. Se tende ad essere e di conseguenza è convinto di essere il miglior venditore della sua zona e dà la stessa importanza dell’esempio precedente a quello che fa, la sua motivazione sarà la stessa di prima? No! Sarà ai massimi livelli!

Nel primo caso tenderà ad essere un buon venditore, nel secondo tenderà ad essere il migliore della sua zona.

Al cambiare dell’aspettativa cambia il grado della motivazione.

Motivazione: bisogno, desiderio e azione

Il grido della carne è: non aver fame, non aver sete, non aver freddo. Colui che abbia soddisfatto questi bisogni, o che si aspetti di poterli soddisfare, può gareggiare in felicità anche con Zeus. (Epicuro)

L’uomo è una creazione del desiderio, non del bisogno (Dalai Lama)

Compiamo un’ azione… ma da cosa siamo spinti nel farla?

Dall’analisi dell’azione, in senso generico, sappiamo che solitamente viene compiuta perché c’è una motivazione.

La stessa parola “motivazione” può assumere vari significati.

Tra i molti predominano il significato di causa (ho fatto questo perché…) e il significato di ragione (ho fatto questo in funzione di…).

Apparentemente sembrano dire la stessa cosa, spesso sono confusi i termini, ma in realtà non è così.

La differenza sostanziale è che la ragione, nella fattispecie, è la facoltà per mezzo della quale, o il processo attraverso il quale, si esercita il pensiero.

La parola causa, invece, indica che l’azione viene compiuta perché nel nostro piccolo mondo è successo un piccolo o grande sconvolgimento al quale dobbiamo porre rimedio al fine di riequilibrare le energie che ci circondano.

Il desiderio

Allargando ulteriormente il discorso si comprende, dunque, che se l’azione è spinta dalla ragione si ha un impulso volitivo diretto a un oggetto esterno, di cui si desidera la contemplazione oppure, più facilmente, il possesso, e questo si traduce nella parola desiderio.

Desidero qualcosa e vengo irrefrenabilmente attratto da lei, mi attivo per averla, mettendo a frutto nella realtà concreta le mie capacità personali. Più forte è il desiderio, più forte è la motivazione, più forte sarà la tensione emotiva mista ad una scelta razionale che sarà messa in campo.

Energie spese in maniera positiva che portano all’anticipazione, a volte chiara e nitida e a volte più offuscata, di quello che vogliamo ottenere, dalla quale sono nate teorie come la Legge dell’attrazione .

Desiderare significa quindi crescere, in una fase consapevole del proprio sviluppo personale!

Il bisogno

Al contrario, quando l’azione è spinta dalla causa e quindi, come detto prima, da uno stato di carenza che spinge l’organismo a rapportarsi con il suo ambiente al fine di colmarlo, questo si traduce nella parola bisogno.

Fame, sete, sonno, sesso, sicurezza, appartenenza… null’altro che bisogni, null’altro che la necessità di riequilibrio.

I bisogni sono intensi, si fanno sentire con una certa forza, irrefrenabili, proprio perché spesso non sono assoggettati alla ragione non possono essere contenuti, ma alla minima falla della forza di volontà, in preda agli impulsi, vengono soddisfatti.

I soddisfattori e la motivazione

«Il metodo stoico di soddisfare i bisogni eliminando i desideri è analogo a quello di amputarsi i piedi quando si ha bisogno di scarpe.»
Jonathan Swift

Il bisogno è, quindi, il passaggio da -1 a 0.

Il termine soddisfattore è direttamente correlato con il termine bisogno ed incide nello sviluppo personale di un individuo.

I soddisfattori sono le azioni che vengono compiute per tacitare i bisogni.

Sono da ritenersi indispensabile per il riequilibrio del soggetto compiente in quanto portano lo stesso ad uno stato di “non insoddisfazione”.

Le energie spese per il compimento dell’azione servono, dunque, a colmare una mancanza.

I soddisfattori, da un’attenta analisi sociale e psicologica, possono essere distinti in generali e particolari.

I soddisfattori generali sono le azioni compiute dagli essere umani per soddisfare i loro bisogni primari.

Sono comuni a tutti gli esseri umani indipendentemente dal loro ambiente e dalla loro cultura: esempio è il bisogno di mangiare e bere che è uguale per tutti!

I soddisfattori particolari sono le azioni atte all’appagamento dei bisogni frutto dell’evoluzione della società presa in considerazione.

Il desiderio della pelliccia può essere dell’Eschimese e non dell’Africano.

Dalla classificazione di Guido Contessa, nel suo famoso libro “Il sociale come mercato”, risulta che, le varie tipologie di soddisfattori, possono essere classificate in:

  • soddisfattori di sviluppo, chiamati anche sviluppatori, producono una sensazione di successo e di arrivo a delle mete prefissate attraverso i propri sforzi, il classico modello americano;
  • soddisfattori di sostegno, producono una sensazione di sollievo attraverso cambiamenti predeterminati, orientano gli individui nelle scelte controllando e stabilizzando l’ambiente;
  • soddisfattori di compensazione, chiamati anche di auto-consolazione, producono sensazioni di auto-suggestione con fantasie e sogni irreali per compensare dei bisogni non soddisfatti. Hanno come effetto sensazioni di odio, paura, ansia e delusioni;
  • soddisfattori derivati, producono sensazioni di orrore, ansia e paura. Sono soddisfattori impiegati nel reale per sostituire altri bisogni non appagati, celano i bisogni reali e li sostituiscono erroneamente con degli altri.

Una scelta, che comporta un’ azione per tacitare un bisogno, è frutto di casistiche di soddisfattori contemporanee.

Come ripetuto da Guido Contessa questa classificazione non è esaustiva, ma offre allo stesso tempo un buon punto di partenza per focalizzare il tema trattato.

È’ evidente che i soddisfattori producono solo delle sensazioni illusorie e che non sono duraturi nel tempo.

Specie nelle società moderne-contemporanee, c’è stato un uso massiccio di tali sensazioni per pilotare l’uomo attraverso l’utilizzo di sollecitatori sociali, nelle sue scelte, dandogli la parvenza di essere il vero protagonista delle proprie azioni: il marketing ne è un esempio lampante.

Sei sicuro che il tostapane che hai buttato ultimamente per prendere quello griffato che ha quella lucina blu proprio non funzionasse più o non era più riparabile?

“Meno si è, meno si esprime la propria vita; più si ha e più è alienata la propria vita”

Marx arrivò a questa conclusione!

L’uomo da tempo ha appreso l’arte del sostituire le qualità manchevoli del proprio essere con beni materiali, illudendosi che, rango sociale, tenore di vita e benessere possano essere ‘espressione della propria personalità, indipendentemente da come sono siano stati conquistati.

La dinamica che spinge alla ricerca dei soddisfattori è la mancanza. Quando il bisogno che li ha generati è stato tacitato, l’uomo si abbandona ad un senso di abitudine a quello che ha ottenuto.

Anche se sono confusi con i veri motivatori, alla loro base di azione dei soddisfattori non c’è mai “la voglia di fare”. I soddisfattori risultano, quindi, essere falsi ed illusori. La chiave di lettura per la loro identificazione è da ricercare nelle sensazioni illusorie che producono.

Le leggi di mercato, i governi, tutto ciò che ci circonda hanno insegnato a sfruttare tali meccanismi già nei primi secoli. Si ricordi a tal proposito il motto romano

“Panem et circensem”

classico esempio dei soddisfattori derivati.

Sta a noi escogitare un modo per sottrarci a questi meccanismi indotti.

Dando per certo che i motivatori hanno sempre un fine, conducono ad una meta e producono l’innalzamento della qualità della vita duraturo nel tempo, un metodo per smascherare i soddisfattori è quello di valutare lo scopo dell’azione che stiamo intraprendendo.

Identificato il soddisfattore ed analizzata la motivazione, procrastiniamo l’azione nel tempo ed osserviamo l’evoluzione del bisogno.

Nel reale: voglio l’Iphone all’ultimo grido.

Mi chiedo perché.

Scopro che il motivo è che l’hanno tutti.

Rilevo che è un bisogno secondario e particolare.

Rimando l’acquisto di un mese, anche se ne ho l’immediata disponibilità economica.

Dopo un mese se proprio lo voglio ancora lo compro.

Magari scopriamo sul serio che non ne avevamo bisogno, magari in questo mese troviamo un fine a quell’acquisto tanto da giustificarne la spesa!

No, non illudiamoci, non sarà così!

Ti invito a fare una riflessione… l’ultimo oggetto più costoso che hai comprato era frutto di bisogni reali?

Quando si sfoga la tua vocina interiore per giustificare quell’acquisto, quali sono i motivi che va ad elencare?

Hai trovato un modo per non cadere almeno subito “nella trappola”?

I Motivatori e la motivazione

I desideri sono il passaggio da 0 a +1.

Le azioni che compiamo per realizzare i nostri desideri prendono il nome di motivatori.

I motivatori sono positivi, aiutano ad aumentare la qualità della nostra vita, portano al raggiungimento di una meta ed hanno sempre un fine mirato. Alla loro base c’è l’azione, il “voler fare” ed energia positiva.

Il futuro appartiene a coloro che credono nella bellezza dei propri sogni (Eleonor Roosevelt)

La caratteristica fondamentale dei motivatori è la loro non saturazione.

I motivatori, e i desideri che esprimono, non hanno un limite.

Il raggiungimento nel futuro di un desiderio sarà sempre la base per la realizzazione di un desiderio più grande.

Esempio: l’Iphone nuovo guadagnato con un lavoretto straordinario mi farà capire che anche il portatile nuovo fiammante potrà essere mio. Ho raggiunto il traguardo ma ho capito che era solo una tappa intermedia.

La valorizzazione delle proprie competenza, conoscenze e capacità deve essere il motivatore di partenza nella vita dell’uomo moderno.

Senza questo motivatore la vita di un individuo risulterà essere insoddisfatta.

La valorizzazione del contenuto implica un senso di soddisfazione e felicità.

Mettere alla prova le proprie capacità con sfide sempre più impegnative risulta essere un buon motivatore.

La sfida è direttamente proporzione al crescere del desiderio.

Il motivatore meno impiegato è la ricerca dell’autonomia, la quale implica da un lato il concetto della libertà, dell’altro quello della responsabilità. Prendere decisioni da soli, infatti, vuol dire rispondere in prima persona ad esse.

L’autonomia è direttamente correlata ai motivatori della valorizzazione e della sfida.

L’ultimo motivatore è il riconoscimento.

Se correlato all’impegno profuso per raggiungere il desiderio, è il maggiore motivatore in termini di importanza.

Non deve giungere per forza dall’esterno ma può essere anche individuale.

Implica che almeno uno dei motivatori precedentemente illustrati sia stato realizzato.

L’azione e la motivazione

“Se vuoi avere successo devi diventare entusiasta. E diventare entusiasta è semplice: devi credere in ciò che fai… e agire…con entusiasmo”.

L’ingiunzione per il successo e semplicemente questo, agire ed è il fondamento dello sviluppo personale e della propria formazione.

Ogni individuo dovrebbe vivere nel proprio presente.

I latini avevano un motto “Ad Maiora semper” (migliora costantemente).

A questo dovremmo puntare tutti nel nostro piccolo e nel nostro mondo.

La storia è maestra.

Possiamo contare sugli errori commessi da altri in passato per non ripeterli.

Con una visione, ancora più ottimistica ed entusiastica, possiamo ritenerci fortunati di essere nati una generazione dopo i nostri avi. 

Possiamo, difatti, contare su scoperte che, persone comuni prima di noi, hanno fatto e, anche se spesso non ci rendiamo conto, usufruirne giorno dopo giorno.

Un borghese, se ancora esiste la classe intermedia, “industrializzato” ai giorni d’oggi è mille volte più ricco di un nobile di altri tempi!

Un eresia?

Credi?!

Pensa allora al nostro impiegato moderno e alla singola alla lampadina che accende dentro casa quando rientra la sera.

Quante candele occorrevano al mobile per ottenere la stessa luce?

Pensa alle scoperte nel campo medico e farmaceutico, alla vita media che si è allungata e che si allunga, al benessere che ci circonda.

Pensa ad internet, senza il quale non leggereste adesso questo post, il suo avvento è datato non più di dieci anni fa….. quando è cambiato e quando ancora cambierà?

Ci sono mille esempi utili, diverti a cercarli.

Zenone insegna che un istante è solo un istante, concepito è già passato, se lo attendiamo è futuro.

Non lasciare che il passato condizioni il tuo presente.

Rischieresti di essere imprigionato nelle sabbie mobili.

Il passato è immutabile.

Vivere nel passato significa vivere in maniera immutabile la propria esistenza.

Concentrati invece sulle mete che vorresti raggiungere e agisci.

Comincia ora e compi il primo passo!

L’unico motivatore deve essere il cambiamento e per ottenerlo la prima regola deve essere l’apertura mentale alle cosa nuove.

Ammettilo, quante volte ritenevi inutile compiere determinati gesti, poi fatti ne hai scoperto l’utilità e adesso fanno parte delle tue abitudini…

Sperimenta! Assumi come regola quello dello sperimentare.

Se vuoi migliore, cerca il cambiamento e liberati del sacco del fardello del passato!!!!

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